A- o B-? Meglio donare il sangue intero. AB+ o AB-? Molto utile il tuo plasma. Piccola guida ai gruppi sanguigni e al loro impiego medico e trasfusionale.

A partire dalla scoperta dei gruppi sanguigni all’inizio del 1900, nel corso dei decenni sono nate diverse teorie sull’associazione tra il gruppo e altre caratteristiche dell’individuo. Le più note sono la credenza orientale che il gruppo sanguigno influenzi il tipo di personalità, e la teoria che a ogni gruppo sanguigno corrisponda una dieta corretta da seguire per restare in salute. Entrambe queste teorie non sono in realtà supportate da alcun riscontro scientifico.*

Gruppi sanguigni: differenze e utilizzo trasfusionale

I gruppi sanguigni sono quattro: A, B, AB e 0 (zero); vi è poi il cosiddetto fattore Rh positivo o negativo, per un totale di otto varianti principali: A+, A-, B+, B-, AB+, AB-, 0+ e 0-. Ogni donatore conosce il proprio gruppo, ma cos’è in particolare che differenzia un gruppo da un altro?

I gruppi sanguigni si distinguono per due tipi di oligosaccaridi (zuccheri) presenti sulla superficie dei globuli rossi: il gruppo A e il gruppo B hanno rispettivamente i due tipi di zuccheri, il gruppo AB li ha entrambi e il gruppo zero nessuno dei due. Fin dai primi anni di vita ciascuno di noi ha, nel proprio plasma, gli anticorpi che lo rendono incompatibile con uno o più degli altri gruppi, secondo precise regole che i Servizi Trasfusionali rispettano nell’assegnazione degli emocomponenti ai riceventi.

Il fattore Rh è invece una proteina che può essere presente (Rh+) oppure no (Rh-) sulla superficie dei globuli rossi. In questo caso sviluppiamo gli anticorpi solo se siamo Rh- e veniamo in contatto con sangue Rh+.

L’utilizzo degli emocomponenti in base al gruppo sanguigno

Non è corretto affermare che ci sono gruppi più utili di altri in senso assoluto, ma piuttosto che in base al gruppo si consiglia di donare preferibilmente sangue intero (per ottenere globuli rossi concentrati) o plasma (da trasfondere in alcuni casi o il più delle volte da inviare al frazionamento per produrre farmaci plasmaderivati).

Ad esempio lo 0- è il cosiddetto gruppo “donatore universale” ed è raro, come rari sono anche i gruppi A- e B-. In questi casi è preferibile la donazione di sangue intero.

Nel caso dei gruppi AB+ (“ricevente universale”) e AB- è invece preferibile la donazione di plasma. Il plasma del gruppo AB è infatti universale al pari dei globuli rossi del gruppo 0-, e quindi molto prezioso, mentre i globuli rossi AB sono compatibili solo con il gruppo AB, e quindi statisticamente vanno più spesso incontro a scadenza.

Ci sono poi gruppi, come 0+ e A+, che, essendo molto diffusi nella popolazione, sono sì più frequenti tra i donatori ma allo stesso tempo molto richiesti per le trasfusioni, e quindi generalmente indirizzati alla donazione di sangue intero.

Queste considerazioni sono valide in generale, ma vanno poi confermate caso per caso in base agli esami di laboratorio (emocromo e ferritina), e comunque sempre subordinate alle necessità trasfusionali programmate e contingenti.

di Davide Carini
Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Parma nel 2008. Dal 2010 ha collaborato con Avis Provinciale Piacenza come medico addetto alla selezione dei donatori, e dal 2012 è Responsabile dell’Unità di Raccolta della stessa Avis.Valutatore-facilitatore di Sistemi Qualità nelle Unità di Raccolta di sangue ed emocomponenti per AVIS Nazionale. Non ha mai collaborato con aziende farmaceutiche né in Italia né all’estero.

Davide Carini Avis

** (G. Daniels, The Myths of Blood Groups, ISBT Science Series (2014) 9, 131–135).