Quella di Giulio può essere una storia comune a quella di tanti ragazzi: una vita spensierata divisa tra il lavoro, la famiglia e gli amici, la sua moto, i suoi tanti interessi.
E’ giovane, ha un bell’aspetto e gode di ottima salute. La storia di qualunque ragazzo, fino ad un certo punto.
Quel punto arriva il 7 giugno, uno di quei tanti giorni in sella alla sua moto. Sono le 12.30, accade tutto all’improvviso. Pochi attimi e viene sbalzato via dalla moto, ritrovandosi 10 metri più avanti sull’asfalto. Un’auto gli ha tagliato la strada.
Un urlo disperato si leva dalla sua bocca: l’urlo di chi è ancora vivo.
L’adrenalina lo mantiene lucido fino all’arrivo dei soccorsi, anche se è immobilizzato a terra, e lo accompagna per tutto il tragitto fino all’arrivo in pronto soccorso. Non vuole pensare al peggio, anzi sorride mentre con una foto rassicura i suoi familiari che ancora lo devono raggiungere. Poi il buio.
La diagnosi è preoccupante: ha riportato, tra l’altro, diverse lesioni e fratture alle vertebre lombari L1, L2, L4, ginocchia, legamenti e crociati. Ma non rimarrà paralizzato, questo almeno è confortante per fargli tirare un sospiro di sollievo.
Rimane allettato un intero mese senza potersi muovere. La riabilitazione sarà lunga, con un busto e tanta fisioterapia nei mesi seguenti.
L’evento che però lo scuote profondamente si verifica nelle due settimane successive al ricovero quando per una duodenite emorragica viene sottoposto ad una trasfusione di due sacche di sangue e, dopo successivi esami, ne vengono trasfuse altre tre.
Quest’episodio lo porterà a riflettere sull’importanza della donazione di sangue e a tutte quelle volte in cui aveva pensato di intraprendere il percorso da donatore, ma aveva sempre rimandato.
Un pensiero presente fin dai suoi 18 anni che ora un pretesto, ora un altro, non è mai riuscito a tramutare in realtà. Fino ad oggi.
La verità è che, come lui ha ammesso, riconosciamo universalmente l’importanza e il valore del dono però non è tra le nostre priorità, tali da prendere un appuntamento e dedicarci un po’ di tempo. Si rimanda fino a che non ci sia un evento nella nostra vita tale da scuoterci profondamente l’anima e farci scattare quella molla che faccia diventare quel pensiero un gesto compiuto.
Il punto infatti è proprio questo. Bisognerebbe arrivarci prima, vincere ogni paura senza rimandare a domani ciò che si può fare oggi.
Quando si fa la cosa giusta non è mai troppo tardi per farlo, però perché aspettare? Il tempo è prezioso quando c’è una vita da salvare.
Cos’è il nostro tempo a riguardo? Una partita di calcio quattro volte l’anno per un uomo o una piega dal parrucchiere due volte l’anno per una donna, se vogliamo dare una quantificazione.
Il sangue non basta mai e le vite da salvare non sono mai abbastanza.
La vita è un dare/avere continuo, lo sa bene Giulio che mai avrebbe pensato di ritrovarsi in una situazione del genere da ragazzo in buona salute qual era.
Qualche tempo fa non gli sarebbe stato permesso di provare a donare prima di cinque anni dalla trasfusione, con le nuove regole si può fare dopo soli quattro mesi. E Giulio non vedeva l’ora di poter ricambiare!
Grazie per la preziosa testimonianza.
“Dal non avere mai avuto problemi di salute al ritrovarsi poi ad aver bisogno di cinque sacche di sangue… cavolo, fa riflettere! Dopo tale esperienza si acquisisce la consapevolezza di fare la cosa giusta. Se mi fossi ritrovato in un Paese dove c’è una forte carenza di sangue o se tutti i donatori in principio avessero rimandato la missione, probabilmente oggi non sarei nemmeno qui a parlarne.”
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